Arrivano i russi!
Il Concerto in do maggiore op. 26 impegnò Prokof’ev per lungo tempo, dal 1911 al 1921: iniziato in Russia, fu ripensato e ultimato in Francia, prima della partenza del compositore per gli Stati Uniti dove, a Chicago, il 16 dicembre 1921, venne eseguito per la prima volta con Prokof’ev stesso al pianoforte. Questo è il più noto dei cinque concerti pianistici dell’autore russo, riassumendo molti tratti caratteristici del suo stile, fondendo l’aspetto percussivo dei suoi slanci ritmici ai temi eminentemente russi, ricchi di colorazione armonica. Affermarsi in America come pianista era il chiaro intento di Prokof’ev, interessato quindi a catturare l’attenzione di un pubblico il più possibile vasto, con un’articolazione ricca di effetti a sorpresa, pur tenuta insieme da un senso della forma tradizionale, se non addirittura chiaramente classico.
Čajkovskij compose la sua Quarta Sinfonia, in fa minore op.36 durante il 1877, dedicandola all’amica – ma soprattutto sua mecenate – Nadežda von Meck. La relazione tra Pëtr Il’ič e Nadežda, che si era innamorata della sua musica, nacque in un momento di grave crisi economica per il compositore, che la ricca vedova confortò con una rendita annuale vitalizia, a condizione che la loro relazione fosse esclusivamente epistolare. La composizione di questa sinfonia coincise anche con l’uscita di Čajkovskij da un’altra grave crisi – esistenziale e sentimentale, questa volta – seguita al fallimento dell’unione con Antonina Miliukova. Sebbene lo stesso Čajkovskij affermasse che la composizione di una sinfonia scaturisca da un processo sostanzialmente lirico, la Quarta fu da lui composta secondo un programma: la profonda angoscia di fronte al destino, che si accanisce sull’uomo e gli impedisce di giungere alla vera felicità; l’uomo è così costretto a ricercare un qualche appagamento nel sogno e nel distacco dal mondo terreno.
(Foto: ©Marco Caselli Nirmal)
S. Prokofiev – Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do maggiore, op. 26
P. I. Čajkovskij – Sinfonia n. 4 in fa minore, op. 36
Lunedì 12 marzo, ore 21:00
Teatro Auditorium Manzoni – Via Dè Monari, 1/2 (Bologna)
05/11/2018
Il concerto solistico dedicato al violino fu concepito da Pëtr Il’ič Čajkovskij alla fine di uno dei periodi più fecondi della creatività del compositore; egli, infatti, non ancora quarantenne, aveva concluso, nell’arco di un triennio, il Concerto per pianoforte in si bemolle minore, il balletto Il lago dei cigni, la Quarta Sinfonia e l’opera Evgenij Onegin.
11/12/2018
Edvard Grieg contribuì in modo essenziale alla conoscenza e alla diffusione, in Europa, della musica popolare norvegese; egli fu esponente di spicco delle cosiddette Scuole nazionali che, nella seconda metà dell’Ottocento, costituirono l’elemento di novità principale della musica europea.
01/01/2019
Anche quest’anno si conferma un imperdibile appuntamento bolognese: il concerto di Capodanno della nostra Orchestra.
13/01/2019
Secondo il grande musicologo Alfred Einstein, il fatto che nella musica di Mendelssohn appaia frequentemente, nei movimenti allegri, l'indicazione “con fuoco”, oppure “appassionato” individua senz’altro un preciso gusto romantico;
18/02/2019
La vicenda di Coriolano, narrata da Plutarco nelle Vite parallele, aveva già ispirato, fra le altre, l'omonima tragedia di Shakespeare, autore carissimo a Beethoven.
25/03/2019
Nonostante Pëtr Il'ič Čajkovskij fosse un ottimo pianista, il pianoforte non fu mai al centro dei suoi interessi di compositore. Il concerto in si bemolle minore resta, dunque, l'unico lavoro pianistico entrato a far parte stabilmente dei capolavori del musicista russo;
15/04/2019
Omaggio a Gioachino Rossini Il giovane talento rossiniano si espresse già nel 1804 nelle Sonate a quattro: in tutto e per tutto dei quartetti per archi, seppure dall’organico insolito con un contrabbasso al posto della viola, furono composte per la comitiva di amici guidata proprio dal contrabbassista Triossi.
13/05/2019
Nel 1924 il giovane George Gershwin propose un brano stupefacente, osteggiato in pari misura col successo crescente che il pubblico gli decretava. Questo perché, per la prima volta, un musicista, proveniente dal mondo extra-colto, proponeva una composizione in cui si combinavano la tradizione classica e la musica jazz, ma anche il blues. Insomma, questo brano è una vera e propria commistione di generi (musica colta e musica di consumo) e culture (bianca e nera).
08/06/2019
Rossini davanti a un ritratto di Mozart scrisse: “Egli fu l'ammirazione della mia giovinezza, la disperazione della mia maturità, e la consolazione della mia vecchiaia”.