13/05/19

Kristjan Järvi - Direttore
Stefano Bollani  – Pianoforte

Ai confini del jazz

Nel 1924 il giovane George Gershwin propose un brano stupefacente, osteggiato in pari misura col successo crescente che il pubblico gli decretava. Questo perché, per la prima volta, un musicista, proveniente dal mondo extra-colto, proponeva una composizione in cui si combinavano la tradizione classica e la musica jazz, ma anche il blues. Insomma, questo brano è una vera e propria commistione di generi (musica colta e musica di consumo) e culture (bianca e nera). E perché, infatti, la Rapsodia in Blue è “blue”? Perché “blue”, in americano, significa “triste”. Un aggettivo che è anche sostantivo, nel plurale, “blues”, dove indica i canti tristi degli schiavi africani nelle piantagioni americane. La coraggiosa operazione che compie, quindi, Gershwin, è quella di creare una musica “americana”, partendo dalla parte più dolorosa della storia di questa nazione, colorando di “blue”, di tristezza, un brano impostato in modo classico, come la musica colta dominante europea.

All’origine di Boléro c’è la richiesta, da parte della grande danzatrice Ida Rubinstein, a Ravel, nel 1927, di una partitura per un breve balletto di ambientazione spagnola. Diventa difficile, se non superfluo, commentare una musica universalmente nota, verso la quale chiunque di noi ha degli automatismi, dettati dai molteplici ascolti, che spesso non coincidono con l’idea che abbiamo della musica di Ravel. Questo compositore, tra i più raffinati del Novecento, alieno da eccessi e trasporti banali, riuscì a innervare questa composizione di una sensualità e di un erotismo, che un direttore come Toscanini tentò di esorcizzare fornendone un’esecuzione particolarmente veloce. Tuttavia, la semplicità del messaggio, appunto per niente banale, ha vinto, da subito, qualunque tentativo di intrappolamento, facendo di Boléro una delle composizioni più amate dal pubblico.

  • K. Järvi – Aurora

  • S. Bollani – Concerto Azzurro

  • G. Gershwin – Rapsodia in Blu

  • M. Ravel – Boléro

Lunedì 13 Maggio, ore 20:30
Teatro Auditorium Manzoni – Via Dè Monari, 1/2 (Bologna)

Biglietti
Stefano Bollani
Stefano Bollani Pianoforte
Inizia a studiare pianoforte a 6 anni ed esordisce professionalmente a 15. Dopo il diploma di conservatorio conseguito a Firenze nel 1993 – e una breve esperienza come turnista nel mondo del pop con Raf e Jovanotti fra gli altri – si afferma nel jazz, suonando su palchi come la Town Hall di New York, la Scala di Milano e Umbria Jazz. Fondamentale è la collaborazione, iniziata nel 1996 e mai interrotta, con Enrico Rava, al fianco del quale tiene centinaia di concerti e incide 13 dischi. I più recenti: Tati (2005), The Third Man (2007) e New York Days (2008). Nel corso della carriera collabora con musicisti come Pat Metheny, Gato Barbieri, Richard Galliano, Sol Gabetta, Phil Woods, Lee Konitz, Bill Frisell, Chico Buarque, Caetano Veloso e Chick Corea, con cui realizza il disco live Orvieto (2011). Nel 1998, alla guida del gruppo L’Orchestra del Titanic, omaggia la musica italiana degli anni ’30 e ’40 con Abbassa la tua radio, disco-spettacolo a cui collaborano Peppe Servillo, Irene Grandi, Marco Parente, Barbara Casini, Roberto Gatto. Particolarmente fuori dai canoni risultano poi lavori come La gnosi delle fanfole, insieme al cantautore Massimo Altomare su testi di Fosco Maraini (1998), Cantata dei Pastori Immobili, Oratorio musicale per quattro voci, realizzato su testi di David Riondino (2004) e il disco di canzoni scandinave Gleda (2005). Come produttore artistico e arrangiatore lavora inoltre al disco di Bodo Rondelli Disperati intellettuali ubriaconi (2002), vincendo il premio Ciampi. Tra il 2002 il 2006 incide quatto dischi per l’etichetta francese Label Bleu: Les Fleures Bleues, Smat Smat, Concertone e I Visionari. Il 2006 è anche l’anno di Piano Solo (disco dell’anno per «Musica Jazz»). Nel 2007 esce BollaniCarioca, disco realizzato insieme a grandissimi artisti brasiliani: a dicembre è il secondo musicista, dopo Antonio Carlos Jobim, a suonare un piano a coda in una favela di Rio de Janeiro. Sempre nel 2007 vince lo European Jazz Preis e viene inserito dalla rivista americana «Allaboutjazz» nell’elenco dei cinque migliori musicisti dell’anno insieme a Dave Brubeck, Ornette Coleman, Charles Mingus e Sonny Rollins. Tra le produzioni più recenti: Big Band (2013); Joy In Spite of Everything (2014); Sheik Yer Zappa (2014), live dedicato a Frank Zappa; Arrivano gli alieni (2015), in cui si cimenta per la prima volta come cantautore; Napoli Trip (2016), con Daniele Sepe, Manu Katché e Jan Bang fra gli altri. Presta inoltre il suo piano ad artisti del pop-rock italiano tra cui Irene Grandi, con cui firma l’album Irene Grandi e Stefano Bollani (2012). In ambito classico si esibisce come solista con orchestre sinfoniche (Gewandhaus di Lipsia, Concertgebouw di Amsterdam, Orchestre de Paris, Filarmonica della Scala di Milano, Santa Cecilia di Roma, Toronto Symphony Orchestra) al fianco di direttori come Zubin Mehta, Kristjan Järvi, Daniel Harding, Antonio Pappano e soprattutto Riccardo Chailly, con cui incide Rhapsody in Blue e Concerto in Fa di Gershwin in un cd (2010) che vince il Disco di Platino con più di 70.000 copie vendute. Seguono il Concerto in Sol di Maurice Ravel (2012) e nel 2013 un DVD live registrato alla Scala di Milano con il Concerto in Fa.
La sua voglia di sperimentazione sconfina nel mondo dell’editoria. Nel 2006, per Baldini Castoldi Dalai, pubblica il romanzo La sindrome di Brontolo, cui seguono Parliamo di musica (2013) e Il monello, il guru, l’alchimista e altre storie di musicisti (2015), entrambi editi da Mondadori. Come personaggio, con il nome di Paperefano Bolletta, compare sul settimanale Topolino, di cui è anche nominato Ambasciatore. Per la radio è ideatore e conduttore, con David Riondino e Mirko Guerrini, della trasmissione Dottor Djembè (Radio Rai 3, 2006-2012), da cui nascono anche il libro Lo Zibaldone del Dottor Djembè (2008) e lo speciale tv Buonasera Dottor Djembè (Rai 3, 2010). Dal 2009 sue sono le sigle del palinsesto di Radio Rai 3. A teatro collabora, tra gli altri, con Claudio Bisio, Maurizio Crozza, Giuseppe Battiston, Marco Baliani, la Banda Osiris, e scrive le musiche per tre spettacoli di Lella Costa (Alice, una meraviglia di paese, Amleto e Ragazze) e per l’Antigone di Cristina Pezzoli. Membro onorario del Collegio Italiano di Patafisica, è co-autore e attore nello spettacolo La Regina Dada, realizzato insieme a Valentina Cenni nel 2016. In televisione è ospite fisso di Renzo Arbore nel programma Meno siamo meglio stiamo (Rai 1, 2005) e ideatore, autore e conduttore delle due edizioni di Sostiene Bollani (Rai 3, 2011 e 2013), con cui porta la musica jazz sul piccolo schermo. Il suo progetto più recente è L’importante è avere un piano (Rai 1, 2016): sette appuntamenti in seconda serata su Rai1 con ospiti, improvvisazioni e musica dal vivo.
Kristjan Järvi
Kristjan JärviDirettore
“Un musicista generoso senza pregiudizi e confini, l’archetipo dell’artista del ventunesimo secolo” [Resmusica] Kristjan Järvi si è “guadagnato una reputazione come uno dei più acuti e innovative programmatori della scena della musica classica”. [Reuters] Curando e conducendo originali progetti di fusione tra i generi musicali con uno stile e un approccio personali, i suoi concerti sono stati definiti “un’esperienza di accrescimento nella vita”. [Herald Scotland].
Järvi realizza le sue idee d’avanguardia principalmente in quattro istituzioni musicali: come direttore musicale della MDR Leipzig Radio Symphony Orchestra, come Direttore-Fondatore del gruppo newyorkese classico-hip-hop-jazz Absolute Ensemble, come Fondatore e Direttore Musicale della Baltic Sea Youth Philharmonic, pilastro del sistema educativo musicale del Mar Baltico ed infine è il leader della Sunbeam Production in-house band Nordic Pulse.
Tutto questo a conferma di come Kristjan Järvi sia imprenditore per natura e educatore appassionato: Kristjan Järvi dirige, dunque, sia l’orchestra della più antica radio d’Europa sia un’orchestra giovanile di recentissima formazione.
E’ regolarmente invitato come direttore ospite dalla London Symphony Orchestra, dall’Orchestre National de France, dall’Orchestre de Paris, dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, dalla National Symphony Orchestra di Washington DC, dalla Minnesota Orchestra e dalla giapponese NHK Symphony.
Nel 2012 ha debuttato alla direzione dei Berliner Philharmoniker.
Järvi ha al suo attivo più di 60 registrazioni, dalle colonne sonore di Hollywood come Cloud Atlas ai CD per Sony e Chandos, vincitori di premi, fino alla serie per la rinomata etichetta francese Naïve Classique: Kristjan Järvi Sound Project.
Lanciata nel 2014, questa serie raccoglie diversi progetti realizzati con le varie formazioni dirette da Järvi e si caratterizza per l’approccio inconfondibile del direttore nel proporre il repertorio passato con uno sguardo nuovo, attraverso concetti e presentazioni che trascendono i confini della musica classica.
Järvi lavora regolarmente con alcune delle più brillanti menti creative dei nostri giorni, da registi come Tom Tykwer e i fratelli Wachowski, a compositori e artisti come Arvo Pärt, Steve Reich, Tan Dun, Hauschka, Dhafer Youssef, Anoushka Shankar e Esa-Pekka Salonen, con il quale ha intrapreso la carriera come assistente nella Los Angeles Philharmonic.
Nato in Estonia, Kristjan Järvi è emigrato in tenera età negli Stati Uniti crescendo a New York. Si è laureato come pianista alla Manhattan School of Music e ha studiato direzione presso l’Università del Michigan.
Dal 2015 abita nuovamente a Tallin in Estonia con la sua famiglia.
VEDI TUTTI I CONCERTI

05/11/2018

Il concerto solistico dedicato al violino fu concepito da Pëtr Il’ič Čajkovskij alla fine di uno dei periodi più fecondi della creatività del compositore; egli, infatti, non ancora quarantenne, aveva concluso, nell’arco di un triennio, il Concerto per pianoforte in si bemolle minore, il balletto Il lago dei cigni, la Quarta Sinfonia e l’opera Evgenij Onegin.

11/12/2018

Edvard Grieg contribuì in modo essenziale alla conoscenza e alla diffusione, in Europa, della musica popolare norvegese; egli fu esponente di spicco delle cosiddette Scuole nazionali che, nella seconda metà dell’Ottocento, costituirono l’elemento di novità principale della musica europea.

13/01/2019

Secondo il grande musicologo Alfred Einstein, il fatto che nella musica di Mendelssohn appaia frequentemente, nei movimenti allegri, l'indicazione “con fuoco”, oppure “appassionato” individua senz’altro un preciso gusto romantico;

18/02/2019

La vicenda di Coriolano, narrata da Plutarco nelle Vite parallele, aveva già ispirato, fra le altre, l'omonima tragedia di Shakespeare, autore carissimo a Beethoven.

25/03/2019

Nonostante Pëtr Il'ič Čajkovskij fosse un ottimo pianista, il pianoforte non fu mai al centro dei suoi interessi di compositore. Il concerto in si bemolle minore resta, dunque, l'unico lavoro pianistico entrato a far parte stabilmente dei capolavori del musicista russo;

15/04/2019

Omaggio a Gioachino Rossini Il giovane talento rossiniano si espresse già nel 1804 nelle Sonate a quattro: in tutto e per tutto dei quartetti per archi, seppure dall’organico insolito con un contrabbasso al posto della viola, furono composte per la comitiva di amici guidata proprio dal contrabbassista Triossi. 

13/05/2019

Nel 1924 il giovane George Gershwin propose un brano stupefacente, osteggiato in pari misura col successo crescente che il pubblico gli decretava. Questo perché, per la prima volta, un musicista, proveniente dal mondo extra-colto, proponeva una composizione in cui si combinavano la tradizione classica e la musica jazz, ma anche il blues. Insomma, questo brano è una vera e propria commistione di generi (musica colta e musica di consumo) e culture (bianca e nera).

08/06/2019

Rossini davanti a un ritratto di Mozart scrisse: “Egli fu l'ammirazione della mia giovinezza, la disperazione della mia maturità, e la consolazione della mia vecchiaia”.

2019-10-17T12:00:10+02:00
Torna in cima