Ai confini del jazz
Nel 1924 il giovane George Gershwin propose un brano stupefacente, osteggiato in pari misura col successo crescente che il pubblico gli decretava. Questo perché, per la prima volta, un musicista, proveniente dal mondo extra-colto, proponeva una composizione in cui si combinavano la tradizione classica e la musica jazz, ma anche il blues. Insomma, questo brano è una vera e propria commistione di generi (musica colta e musica di consumo) e culture (bianca e nera). E perché, infatti, la Rapsodia in Blue è “blue”? Perché “blue”, in americano, significa “triste”. Un aggettivo che è anche sostantivo, nel plurale, “blues”, dove indica i canti tristi degli schiavi africani nelle piantagioni americane. La coraggiosa operazione che compie, quindi, Gershwin, è quella di creare una musica “americana”, partendo dalla parte più dolorosa della storia di questa nazione, colorando di “blue”, di tristezza, un brano impostato in modo classico, come la musica colta dominante europea.
All’origine di Boléro c’è la richiesta, da parte della grande danzatrice Ida Rubinstein, a Ravel, nel 1927, di una partitura per un breve balletto di ambientazione spagnola. Diventa difficile, se non superfluo, commentare una musica universalmente nota, verso la quale chiunque di noi ha degli automatismi, dettati dai molteplici ascolti, che spesso non coincidono con l’idea che abbiamo della musica di Ravel. Questo compositore, tra i più raffinati del Novecento, alieno da eccessi e trasporti banali, riuscì a innervare questa composizione di una sensualità e di un erotismo, che un direttore come Toscanini tentò di esorcizzare fornendone un’esecuzione particolarmente veloce. Tuttavia, la semplicità del messaggio, appunto per niente banale, ha vinto, da subito, qualunque tentativo di intrappolamento, facendo di Boléro una delle composizioni più amate dal pubblico.
K. Järvi – Aurora
S. Bollani – Concerto Azzurro
G. Gershwin – Rapsodia in Blu
M. Ravel – Boléro
Lunedì 13 Maggio, ore 20:30
Teatro Auditorium Manzoni – Via Dè Monari, 1/2 (Bologna)
05/11/2018
Il concerto solistico dedicato al violino fu concepito da Pëtr Il’ič Čajkovskij alla fine di uno dei periodi più fecondi della creatività del compositore; egli, infatti, non ancora quarantenne, aveva concluso, nell’arco di un triennio, il Concerto per pianoforte in si bemolle minore, il balletto Il lago dei cigni, la Quarta Sinfonia e l’opera Evgenij Onegin.
11/12/2018
Edvard Grieg contribuì in modo essenziale alla conoscenza e alla diffusione, in Europa, della musica popolare norvegese; egli fu esponente di spicco delle cosiddette Scuole nazionali che, nella seconda metà dell’Ottocento, costituirono l’elemento di novità principale della musica europea.
01/01/2019
Anche quest’anno si conferma un imperdibile appuntamento bolognese: il concerto di Capodanno della nostra Orchestra.
13/01/2019
Secondo il grande musicologo Alfred Einstein, il fatto che nella musica di Mendelssohn appaia frequentemente, nei movimenti allegri, l'indicazione “con fuoco”, oppure “appassionato” individua senz’altro un preciso gusto romantico;
18/02/2019
La vicenda di Coriolano, narrata da Plutarco nelle Vite parallele, aveva già ispirato, fra le altre, l'omonima tragedia di Shakespeare, autore carissimo a Beethoven.
25/03/2019
Nonostante Pëtr Il'ič Čajkovskij fosse un ottimo pianista, il pianoforte non fu mai al centro dei suoi interessi di compositore. Il concerto in si bemolle minore resta, dunque, l'unico lavoro pianistico entrato a far parte stabilmente dei capolavori del musicista russo;
15/04/2019
Omaggio a Gioachino Rossini Il giovane talento rossiniano si espresse già nel 1804 nelle Sonate a quattro: in tutto e per tutto dei quartetti per archi, seppure dall’organico insolito con un contrabbasso al posto della viola, furono composte per la comitiva di amici guidata proprio dal contrabbassista Triossi.
13/05/2019
Nel 1924 il giovane George Gershwin propose un brano stupefacente, osteggiato in pari misura col successo crescente che il pubblico gli decretava. Questo perché, per la prima volta, un musicista, proveniente dal mondo extra-colto, proponeva una composizione in cui si combinavano la tradizione classica e la musica jazz, ma anche il blues. Insomma, questo brano è una vera e propria commistione di generi (musica colta e musica di consumo) e culture (bianca e nera).
08/06/2019
Rossini davanti a un ritratto di Mozart scrisse: “Egli fu l'ammirazione della mia giovinezza, la disperazione della mia maturità, e la consolazione della mia vecchiaia”.