Languori e patetismi.
Il Secondo Concerto in fa minore per pianoforte e orchestra, op. 21 fu scritto tra la fine del 1829 e l’inizio del 1830 e fu presentato a Varsavia il 17 marzo 1830 da Chopin stesso, che lo scelse anche per il suo esordio parigino, il 26 febbraio 1832, in virtù di un immediato, enorme successo.
Eseguito poi da Liszt e prediletto da Clara Schumann, rimane uno dei concerti romantici che meno ha risentito dei cambi di gusto, restando sempre uno dei prediletti dal pubblico. Dedicato alla contessa Delphine Potocka, giovane e bellissima aristocratica ritenuta a lungo un’amante di Chopin, il Secondo Concerto vede semmai, nel ruolo della musa ispiratrice Konstancja Gladkowska, studentessa di canto al conservatorio di Varsavia.
La morte di Čajkovskij, nove giorni dopo la prima esecuzione, fa della Sesta, detta Patetica, una vero e proprio testamento artistico nel quale confluiscono tutti gli stati emotivi e spirituali che ne avevano contrassegnato la travagliata esistenza. La sinfonia, suddivisa nei classici quattro movimenti, ha però un ordine particolare: al secondo posto c’è il movimento in forma di Scherzo, ma, soprattutto, Čajkovskij inverte l’ordine degli ultimi due movimenti, terminando l’opera, per la prima volta nella storia della sinfonia, con un tempo lento, sconvolgendo, così, la retorica della sinfonia ottocentesca. Ma lasciamo che sia lo stesso autore, in una lettera al nipote, a introdurci a questo capolavoro: “Mi è venuta l’idea per una nuova sinfonia, questa volta con un programma che resti enigmatico per chiunque, l’indovini chi potrà: l’opera si chiamerà ‘una sinfonia a programma’; tale programma è colmo di emozione soggettiva e, nel corso del mio ultimo viaggio, mentre pensavo ad essa, piangevo frequentemente. Ora, tornato a casa, in meno di quattro giorni ho delineato lo schema del primo movimento mentre ben chiara in testa la struttura globale. Ci sarà molto di nuovo in questa sinfonia per quanto concerne la forma”.
(Foto: ©Marco Caselli Nirmal)
F. Chopin – Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in fa minore, Op. 21, BI 43, CI 48
P. I. Čajkovskij – Sinfonia n. 6 in si minore, op. 74 “Patetica”
Lunedì 28 maggio, ore 21:00
Teatro Auditorium Manzoni – Via Dè Monari, 1/2 (Bologna)
05/11/2018
Il concerto solistico dedicato al violino fu concepito da Pëtr Il’ič Čajkovskij alla fine di uno dei periodi più fecondi della creatività del compositore; egli, infatti, non ancora quarantenne, aveva concluso, nell’arco di un triennio, il Concerto per pianoforte in si bemolle minore, il balletto Il lago dei cigni, la Quarta Sinfonia e l’opera Evgenij Onegin.
11/12/2018
Edvard Grieg contribuì in modo essenziale alla conoscenza e alla diffusione, in Europa, della musica popolare norvegese; egli fu esponente di spicco delle cosiddette Scuole nazionali che, nella seconda metà dell’Ottocento, costituirono l’elemento di novità principale della musica europea.
01/01/2019
Anche quest’anno si conferma un imperdibile appuntamento bolognese: il concerto di Capodanno della nostra Orchestra.
13/01/2019
Secondo il grande musicologo Alfred Einstein, il fatto che nella musica di Mendelssohn appaia frequentemente, nei movimenti allegri, l'indicazione “con fuoco”, oppure “appassionato” individua senz’altro un preciso gusto romantico;
18/02/2019
La vicenda di Coriolano, narrata da Plutarco nelle Vite parallele, aveva già ispirato, fra le altre, l'omonima tragedia di Shakespeare, autore carissimo a Beethoven.
25/03/2019
Nonostante Pëtr Il'ič Čajkovskij fosse un ottimo pianista, il pianoforte non fu mai al centro dei suoi interessi di compositore. Il concerto in si bemolle minore resta, dunque, l'unico lavoro pianistico entrato a far parte stabilmente dei capolavori del musicista russo;
15/04/2019
Omaggio a Gioachino Rossini Il giovane talento rossiniano si espresse già nel 1804 nelle Sonate a quattro: in tutto e per tutto dei quartetti per archi, seppure dall’organico insolito con un contrabbasso al posto della viola, furono composte per la comitiva di amici guidata proprio dal contrabbassista Triossi.
13/05/2019
Nel 1924 il giovane George Gershwin propose un brano stupefacente, osteggiato in pari misura col successo crescente che il pubblico gli decretava. Questo perché, per la prima volta, un musicista, proveniente dal mondo extra-colto, proponeva una composizione in cui si combinavano la tradizione classica e la musica jazz, ma anche il blues. Insomma, questo brano è una vera e propria commistione di generi (musica colta e musica di consumo) e culture (bianca e nera).
08/06/2019
Rossini davanti a un ritratto di Mozart scrisse: “Egli fu l'ammirazione della mia giovinezza, la disperazione della mia maturità, e la consolazione della mia vecchiaia”.